TRE SEGRETI
Stanco sporco lacero distrutto / l’espressione un po’ da santo
un po’ da matto
Oggi è ripassato quello strano figliolo / quello là che
parla sempre – ma da solo
Mi son voluto divertire / l’ho voluto seguire
Ed ecco ciò che gli ho sentito dire
Signore
io so il segreto / Signor tu m’hai insegnato
A non
piangere a non dir mi sono perso / quando il mondo d’improvviso appar diverso
Come a
un bambino sperso
Signore
io l’ho capito / ma ancor non ho imparato
Che la
gente vive male i mutamenti / e tu sai se sono tanti
I miei
amici sotto il peso del ricordo / son sempre più in ritardo
Si vede
dallo sguardo
Mentre
io su questo mare / dove galleggiare si dice cambiare
Barca mia le vele al vento / verso
un certo appuntamento
In
questa bella disperata irripetibile regata
Alchimista
dell’orientamento / ho un caleidoscopio per fare il punto
Non chiedete a me cosa vuol dire / io già faccio fatica solo
a riferire
Però più lui parlava e alzava il tono / più di seguirlo non
potevo fare a meno
E la gente gli gridava “A coatto!” / e più dava di matto più
parlava di tutto
Finché è arrivato al delirio perfetto
Signore
io so il segreto / Signor tu m’hai insegnato
A
seguire come segue un rabdomante / dell’amor la vibrazione travolgente
E a
farlo ciecamente
Signore
io l’ho capito / ma ancor non ho imparato
Che son
tutti ancora lì tutti all’abbaglio / di un maledetto sbaglio
Più
nessuno ama più nessuno ha un sogno / pensano mi vergogno
San solo
dire io voglio
Mentre
io mi sento ancora / lo scossone addosso d’una visione
L’uomo
un debito rimette / al dio che uomo si credette
Io lo
guardo ricambiarlo / dell’antica sua sconfitta
E in un
tragico scambiarsi il posto / credersi un dio e morir per questo
Oh t’ho colto eccoti lì amico bello / sei tu – e se non sei
tu è il tuo gemello
Ma tu o lui o un altro o un altro ancora / che volete da me –
perché venite ancora?
Cos’è vuoi dire scemo allo scemo del villaggio? Prego
accomodati pure – bel coraggio
Ma a mille watt stasera / sale la sua preghiera – non la tua
Signore
io so il segreto / Signor tu m’hai insegnato
Che la
libertà risplende come il sole / ma che il sole a chi toccarlo a chi fissarlo
vuole
Può far
parecchio male
Signore
io l’ho capito / ma ancor non ho imparato
A
sganciarmi a dare torto alla mia gente / le mie falene sante
Abbarbicate
ad una luce fioca esangue / ‘sto straccio di democrazia
Pagata
con il sangue
Mentre
io sulle banchine alla stazione / in mezzo ai treni in confusione
All’assemblea
orgia alchimia / sabba di tautologia
Chiedo a
te Signore aiuta / la mia gente – s’è perduta
E vaga
senza più la sua ironia / per le strade invase dalla follia