STAZIONE DI NOTTE
(Quando al culmine delle paturnie, magari
in una stazione fredda, di notte
aspettando un treno che non arriva mai, ti rifai immaginando la tua
vita come un musical
e tu – il protagonista – siedi sul bordo della banchina, fissi i
binari e pensi
anzi naturalmente canti:):
I sentieri son cento /
ma uno soltanto
Andrà al posto che dico
io
Alla partenza / non c'è
differenza
Come fa un uomo a dir
"questo è il mio"?
Già tante volte ho
sbagliato la strada / perdendo i miei anni preziosi
Ma c'è una mano
invisibile amica / che ferma i miei passi mal spesi
Mi fa: "Non è una
vita vera!"
Ecco perché / se
s'accende per me
La scritta
"proibito - qui non puoi passare"
Non è un ostacolo / per
me ma un miracolo
Che non serve a guarire
ma serve a cambiare
E c'è uno strano
spessore nel cielo / un silenzio parlante nell'ora
L'ora fatata che serve a
capire / ed è quello che sento stasera
Mi fa: "Non è una
vita vera!"
(Ora, con
una sapiente mossa della regia, la macchina da presa inquadra,
tra i pantografi
dei treni in sosta, le nuvole,
che lasciano
trasparire una luna quasi piena. Quasi piena, è importante.
E a questo punto il protagonista,
inginocchiato tra i binari
come Al Jolson, il negro bianco,
canta):
O misder Dio / se du
credi ghe io
Se per de / è giusdo ghe
/ io gambi ancora gammino…
…Non aspettare / accendi
il segnale
Ma stanotte stanotte / prima
che sia mattino
Così nel buio più easy
sarà / distinguere la tua barriera
E col mattino più easy
sarà / ripartire con voglia sincera
Verso una vita vera